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Vince il Premio Luigi Malerba 2019 per la Narrativa
Gianfranco Mammi con il romanzo Ugo il duro

premio luigi malerba
per la narrativa

È stato pubblicato il Bando 2024 del Premio Malerba per la Narrativa.
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premio luigi malerba
per l'albo illustrato

È stato pubblicato il Bando 2024 del Premio Malerba per l'Albo Illustrato.
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E' stato istituito quest'anno dal Premio Luigi Malerba in collaborazione con l'Editore Dino Audino e l’Università Roma 3, Dipartimento di Scienze della Formazione un Concorso cinematografico riservato alle Scuole Superiori e dedicato al tema dell'Incontro con l’altro. C’è tempo fino al 30 gennaio per pre-iscriversi.
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Premio Luigi Malerba
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OLTRE IL PREMIO

“Scambiatevi un segno di pace” diceva il prete, l’uomo alla mia sinistra ha allungato la mano per stringere la mia però mi guardava come se gli facessi schifo per via che non avevo la cravatta e forse ero anche un po’ sporco ma non mi ricordo. Allora in breve gli ho preso la mano e poi gliel’ho storta e poi scaravoltata come fanno in quei film dove c’è pieno di esaltati che prillano per aria e fanno delle mosse strane per abbattere l’avversario sfruttando la sua stessa forza.
È una buona tattica perché ho visto che funziona.
L’uomo con la cravatta da ingegnere si è sgonfiato a terra come un sacco di meloni, ha cominciato a gemere però a bassa voce per non disturbare la messa che filava via bella liscia che era uno spettacolo, mi malediceva raccontando un mucchio di balle che secondo lui gli avevo fratturato il polso; io lo guardavo meravigliato come per dire “Chi, io?” e alla poca gente che accorreva lì all’ultimo banco spiegavo sottovoce che il signore si era sentito male e era caduto con tutto il peso del corpo sulla mano, un brutto affare per dirla schietta.
Lui tra un guaito e l’altro faceva segno di no che non era vero niente, però la mano cominciava a gonfiarsi e a diventare bluastra, gli ho chiesto se voleva che lo accompagnassi al pronto soccorso ma lui di nuovo ha fatto segno di no con maggiore convinzione. Intanto il prete dall’alto dei suoi tre scalini là in fondo doveva essersi accorto nonostante tutto di qualcosa perché rallentava sempre di più finché non diceva più niente; alla fine guardava dalla nostra parte come un piccolo gufo spelacchiato ma doveva essere debole di vista perché si capiva benissimo che fino all’ultimo banco non ci arrivava, rivolgeva mute domande ai chierichetti che data l’ora stavan lì più che altro a sbadigliare. Era una di quelle chiese contemporanee piuttosto smisurate in lungo e in alto tutte piene di spifferi e correnti anche se c’è il riscaldamento alla moderna che vien su dalle cantine attraverso delle grate di metallo, si sta bene solo lì dalle graticole sennò si gela.
Non c’era mica troppa gente in quella chiesa smisurata, i fedeli erano un po’ sul fiacco o forse era colpa del parroco che non ispirava fiducia dal momento che sembrava sia miope che presbite, comunque in tre o quattro che eravamo lì attorno al corpo dell’ingegnere abbiamo fatto ampi gesti al prete che andasse pure avanti che era una cosa da niente, ci pensavamo noi. Allora pian piano ha ripreso a ingranare anche se pareva che parlasse in salita.
(Ugo il duro)

Il racconto lungo (o romanzo breve) di Gianfranco Mammi coglie subito un tono che potremmo dire sintonico con le invenzioni letterarie di Malerba, di cui si avvertono indubbie tracce e rivisitazioni. Come nello spirito dell’imitazione umanistica, che tanto piaceva a Malerba lettore e critico del Leon Battista Alberti delle Intercenali.

Spiriti bizzarri popolano la piccola e scalcagnata epopea di Ugo il duro, che accanto a quella di Malerba presenta senza dubbio un’altra importante paternità, quella di Cesare Zavattini, di cui quest’anno corrono i trent’anni della morte. Tra l’Appennino di Berceto e la Bassa di Luzzara differenze e affinità si incontrano e mobilitano fruttuosamente in questa grottesca narrazione di Mammi, sospesa tra blasfemia e santità, concretezza di un’esistenza stracciona e aspirazione al cielo, come solo gli infimi e i santi bevitori possono tentare.

Ugo il duro potrebbe essere un nipote del memorabile Mozziconi, tutt’altro che creazione per ragazzi, perché in queste prose che sanno di favola si mimetizzano tracce di moralità umana e civile, pensieri e gesti di solidarietà non bigotta ma sincera, più utili agli adulti che ai ragazzi, come sottolineava Pietro Pancrazi introducendo le proprie favole esopiche.

“Testi anfibi” li ha definiti con la consueta precisione Malerba, in una prospettiva che merita di essere approfondita per le novità che introduce nella critica letteraria.

A pieno diritto Ugo il duro appartiene a questa nobilissima tradizione dell’apologo, letture che fanno pensare e che talvolta nelle vesti dell’allegoria lasciano tracce profonde di realismo. Con una prosa che manifesta ricchezza di linguaggi alti e bassi nutriti dal piacere del gioco e da una sottile e irridente comicità.

Per queste ragioni la giuria del premio Malerba ha scelto di premiare alla unanimità il racconto / romanzo Ugo il duro di Gianfranco Mammi. Il testo propone una ricerca di temi, ambienti e linguaggi che rispecchiano gli intenti del premio e offrono al lettore motivi di riflessioni profonde con la leggerezza e l’intensità che hanno contraddistinto il magistero narrativo di Luigi Malerba.
(Gino Ruozzi)

Roma - Casa delle Letterature - 7 novembre 2019
Gian Franco Mammi con il romanzo “Ugo il duro” è stato proclamato vincitore del Premio Malerba narrativa 2019 - Ne hanno parlato Gioacchino De Chirico e Eleonora Mazzoni - ha letto alcuni brani del romanzo Fabio Morici.

Tra il pubblico erano presenti Walter Pedullà, Paolo Mauri, Angelo Guglielmi, Giulio Ferroni, Maria Grazia Calandrone, Valerio Massaroni, Marco Giovenale, Silvana Cirillo, Nadia Terranova, Gabriele Pedullà, Paolo Di Paolo, Roberto Moliterni, Sandra Petrignani, Maria Concetta Petrollo e molte altre illustri personalità della cultura.


Premio 2019

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Berceto - Palazzo Comunale - il sindaco di Berceto Luigi Lucchi consegna la targa al vincitore


Premio 2019

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